IL TESORO SARACENO
( GUIDO ARALDO)
Alberto Fenoglio, scrittore storico dimenticato, nel suo libro “Storia e leggende dei tesori nascosti nei castelli piemontesi”, Edizioni Piemonte in Bancarella, novembre 1970, riferisce che un immenso tesoro è nascosto sulle colline dell’Alta Langa, nel territorio di Saliceto. Una storia semplicemente affascinante!
All’epoca dell’imperatore Carlomagno e dei suoi successori Saliceto era un paese importante, popoloso articolato in due borghi: il Borgo-Forte sulla collina della Margherita, in seguito collina della Rosa, e il Borgo-Vetero, cioè vecchio, in seguito contratto in Borgo-Vero, a settentrione, su speroni rocciosi sospesi sul sottostante fiume Bormida (in seguito probabilmente franati, in una data imprecisata, per cui la popolazione si spostò nel fondovalle, nel Borgo-Nuovo).
Come tutti i più importanti centri delle Langhe, inclusa la città di Alba, dove fu soppresso il vescovato, Saliceto fu investito in pieno dalla tempesta saracina.
Il Borgo-Forte, ritenuto sicuro e inespugnabile, subì un lungo assedio finché fu espugnato in una notte di sangue, fuoco e stupri. Accadde allora che il capo di quei predoni, un certo Abdul Alì, ravvisabile nell’Amin Abdul Alì di antichissime cronache provenzali, lo scelse come suo luogo di residenza, al centro di un principato moresco che aveva in animo di fondare, esteso dalla cima del Monviso alla Riviera di Ponente e alla Provenza Occidentale.
Lassù, sulla collina della Margherita, tra le rovine fumanti del Borgo-Forte, già castro bizantino, il principe saraceno eresse uno splendido Alcázar, qualcosa di simile all’Alhambra di Granada con fontane, splendidi porticati, giardini e due altissime torri. Una reggia che Abdul Amin arricchì di anno in anno, al ritorno dalle scorrerie in Val Padana e anche al di là delle Alpi, nell’odierna Svizzera, fino al grande monastero di San Gallo e al lago di Costanza.
Una reggia in grado di accogliere quaranta mogli!
Tale fu la quantità di tesori razziati che, vecchio e stanco, sentendo prossima la morte, Abdul Alì decise d’essere sepolto una tomba degna del suo splendore e pretese un sarcofago straordinario. Poiché era giunto in queste terre su una nave, sbarcando proprio nella rada che ancora oggi viene chiamata Baia dei Saraceni tra Noli e Varigotti, pretese un sarcofago tutto d’oro simile alla sua nave, a grandezza naturale! E poiché ogni suo volere era un ordine, furono reclutati i migliori orafi e cesellatori affinché il sogno di una nave d’oro diventasse una magnifica realtà. Poco dopo Amin Abdul Alì morì.
Intanto era stata approntata una tomba sotterranea simile a enorme caverna, in grado di accogliere il vascello d’oro, dove il principe arabo fu sepolto. Poi, affinché nessuno potesse rivelare il luogo di quella straordinaria sepoltura, tutti coloro che, simili a schiavi, erano stati utilizzati per lo scavo di quell’enorme tomba, furono sgozzati e sepolti in una fossa comune poco distante. A questo punto i fedelissimi ufficiali di Amin Abdul Alì livellarono il terreno e vi seminarono sopra una foresta di querce!
Da allora la stupenda tomba del principe saraceno, contenente una nave tutta d’oro a grandezza naturale, si trova da qualche parte sottoterra sull’Alta Langa, presumibilmente non lontano dalla collina della Margherita, ora collina della Rosa, dove sorgeva un’autentica Alhambra bruciata da cima a fondo dal prode Aleramo… Una diversa ipotesi la colloca sotto il greto del fiume Bormida, provvisoriamente deviata durante l’imponente scavo! Se così fosse, la storia del bosco di querce, abbondantemente irrorato con il sangue di tanti innocenti sgozzati, sarebbe un abile depistaggio.
Eccovi ora alcune foto scattate a Borgovecchio durante una visita effettuata da Claudio Arena, Gianmario Grasso ricercatori e speleologi delle “Fortezze Savonesi” accompagnati da me e Alessandro.

Ingresso borgo vecchio
Interno borgo vecchio
Ruscelletto che scorre all’interno della grotta di borgo vecchio
Ingresso grotta n.2 borgovecchio
Entrata della grotta n.2 borgovecchio
Finestrella nel muro adiacente alla grotta n. 2
Claudio Arena e Gianmario Grasso delle “fortezze Savonesi”
Spelelologi delle “Fortezze savonesi” al lavoro
Impavidi a bagno nell’acqua gelida della vasca interna
Alessandro speleologo per caso
Marina
Alessandro
La vasca con sorgente interna
La vasca fa una curva a sinistra nella montagna
Claudio Arena effetua misurazioni ed Ale annota
Gianmario che misura
Claudio che misura